S.Carlo Riapre e si rinnova

S.Carlo Riapre e si rinnova

È stato rinnovato e riaperto, a fine anno, lo stabilimento delle Terme di San Carlo.

È nella cronice del parco delle alpi apuane che sgorga l’acqua San Carlo Fonte Aurelia, sorgente oligominerale dalle proprietà terapeutiche. 

È qui che l’avvio del nuovo impianto e del complesso adiacente al parco termale segna l’inizio del progetto di riqualificazione voluto da Eugenio Alphandery, presidente dell’Officina profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella di Firenze.

Da questo connubio, San Carlo spa e Officina di Santa Maria Novella, nascerà un nuovo prodotto , un abevanmda dal gusto fresco, aromatrizzata con la balsamite, pinata della tradizione dell’Officina, impiegata per la preparazione dell’acqua e delle pasticche di Santa Maria Novella. 

La balsamite è la pinata della tradizione dell’Officina che già nel 1600 i frati domenicani coltivavano. 

La riqualificazione è frutto di un investimento che ha permesso di integrare le cure termali con l’arte e la cultura che caratterizzano il contesto. Le materie prime utilizzate per le nuove proposte sono il “frutto” degli orti realizzati all’interno del parco di San Carlo che sono irrigati con l’acqua delle sorgenti. 

All’interno del parco termale sarà dedicato ampio spazio alla coltivazione di erbe officinali come la lavanda, il rosmarino, la melissa, il timo. 

L’attitudine ad aprirsi verso sempre più numerosi fruitori sarà incoraggiata dalla presenza del Centro Congressi che sarà realizzato e la ristrutturazione dell’anfiteatro permetterà lo svolgimento delle varie manifestazioni anche internazionali. 

Tutto nel rispetto e nel riconoscimento delle origini del luogo e con l’orgoglio di esportare un prodotto, l’Acqua Oligominerale San Carlo, appunto. 

Una sorgente conosciuta fin dai tempi dei Romani situati nelle Alpi Apuane tra cave di marmo bianco e le spiagge delle Versilia.

Le Terme vennero chiamate San Carlo in onore del Vescovo di Milano Carlo Borromeo che trovandosi in condizioni di salute precaria le frequentò, nella seconda metà del ‘500 , in occasione dei suoi viaggi tra Milano e Roma. 
Fu il dottor Nicola Zonder, agli inizi del ‘900  a riconoscerne le proprietà. Ma toccò alla famiglia Bonini diffondere le acque oltre i confini della zona.

Antonio Degl’Innocenti

press Avvenire